CONSAPEVOLEZZA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE NELLA DONNA
Le malattie cardiovascolari rappresentano a tutt’oggi il maggior killer delle donne a livello globale.
Per molti anni, si è ritenuto che le donne in età fertile fossero protette dal rischio di eventi cardiovascolari grazie alla produzione estrogenica, generando un falso ottimismo riguardo al loro grado di protezione e sottostimando il proprio rischio cardiovascolare.
Gli studi attuali rifiutano la spiegazione semplicistica della perdita della protezione ormonale con la menopausa.
I fattori di rischio cardiovascolare tradizionali si suddividono in NON MODIFICABILI (familiarità, età, sesso, razza) e MODIFICABILI (ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipidemia, abitudine tabagica, nefropatie, obesità, inattività fisica).
Altri, invece, sono stati messi in evidenza negli ultimi anni e sono la menopausa precoce, diabete gestazionale, ipertensione gravidica, parto pretermine, sindrome dell’ovaio policistico, malattie infiammatorie sistemiche ed autoimmunitarie.
Esistono, poi, fattori di rischio difficili da valutare ma connessi con il ruolo sociale della donna (condizione economica e culturale, violenza domestica, difficoltà di accesso alle cure, sottostima dei sintomi cardiovascolari, stati ansioso-depressivi). I fattori di rischio non tradizionali sono poco noti alla maggior parte dei medici e, pertanto, anche non considerati nella pratica clinica.
La scarsa consapevolezza femminile sia del rischio cardiovascolare in generale sia della percezione del proprio rischio di andare incontro ad un evento cardiaco acuto è ampiamente riportata in letteratura fino ai nostri giorni.
Sebbene le donne siano a conoscenza del fatto che le malattie cardiovascolari rappresentino la principale causa di morte, non necessariamente le riconoscono come il maggiore problema sanitario e, anche quando ne siano già affette, la percezione e la stima del proprio profilo di rischio cardiovascolare rimangono sottovalutate.